Scultura «Guardiano degli Enigmi» - Athos Collura
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Guardiano degli Enigmi

Athos ColluraItalia
Scultura originale, 150×280 cm, 1996
7.422 €EUR
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Caratteristiche della Scultura “Guardiano degli Enigmi”

Anno di creazione1996
Dimensioni150 L × 280 A × 80 P   cm
Peso30 kg
Tipi di artescultura
Stileastrazione
Genereallegorico
MaterialiTecnica mista
Parole chiave
statuastrutturaarchitetturasculturamonumentovecchioreligionemitologiasfingecapri

Descrizione dell'opera “Guardiano degli Enigmi”

Traduzione automatica

Questa scultura rappresenta un profondo simbolo di mistero e conoscenza, colmando il divario tra la mitologia antica e l'arte astratta moderna. La sfinge, una figura iconica sia nella storia che nel folklore, è reinventata attraverso la lente dello stile astratto unico di Athos Collura, evocando sentimenti di intrigo e meraviglia. La sua imponente struttura alla confluenza di temi cimiteriali, religiosi e monumentali funge da guardiano dei segreti, sfidando gli spettatori a decifrare le storie enigmatiche che racchiude. Ambientata sullo sfondo della sua creazione per un Congresso a Capri, questa opera cattura l'essenza della bellezza enigmatica, invitando gli spettatori ad approfondire le profondità dell'interpretazione allegorica.

Informazioni sull'artista

Dopo alcuni anni dedicati a un'originale sperimentazione con la tecnica del collage, volta a dare corpo e voce a temi politici e sociali (1963-68), divenne uno degli interpreti più autorevoli e audaci del movimento psichedelico in Italia, realizzando creazioni altamente opere suggestive, tra cui la “Sala del Pavone”, realizzata nel 1971-72, completamente affrescata dal pavimento al soffitto.​ Dagli anni Ottanta in poi il suo lavoro è caratterizzato da una metafisica e da un surrealismo innovativi, che definiscono una ricerca autonoma in linea con il clima postmoderno che si andava affermando. Questo periodo, di cui fa parte il ciclo "Confini" (1980/1998), è caratterizzato da composizioni strutturate per immagini, associate a rappresentazioni oniriche e simboliche volte ad ampliare i "confini" dell'immaginazione.​ Con la serie “Visual Codex”, iniziata alla fine degli anni Novanta, l'artista arriva al momento cruciale della sua riflessione sul linguaggio artistico e visivo, individuando provocatoriamente il codice a barre come icona della deriva consumistica dell'arte: l'opera è caratterizzata dall'annullamento dell'immagine pittorica e il suo illusorio ribaltamento, alla continua ricerca di un'esplorazione dei confini della rappresentazione e della scrittura pittorica.

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